L’eco di una tragedia.

Deve sempre emergere il lato peggiore dell’umanità in queste tragedie. E no, non mi riferisco solo agli attentatori e a chi c’è dietro questa follia ma anche a chi senza informazione alcuna inizia a sentenziare, arguto, coi suoi 140 caratteri massimo, senza dover necessariamente stare su Twitter. E si sentenzia sempre tanto e a sproposito. Tutta la sensibilità che si proclama la percepisco sempre di meno. E malauguratamente le occasioni in cui essere sensibili si presentano, ancora. 

Parlo, è vero, contro la generale ipocrisia che paradossalmente (ma nemmeno un tanto) si è venuta a creare a tragedia compiuta, quando ormai non rimaneva altro che il silenzio – o meglio, quello soltanto doveva rimanere. Probabilmente il rispetto di una testa china a pregare per un minuto sarebbe valso mille parole, ma spese per cosa? 

Piangere sul latte versato, accusare ed autoaccusarsi, senza riconoscere che è già un disegno spaventosamente e meticolosamente articolato. Noi dovremmo, ecco cosa, trovarne le trame e correggerlo per evitare che anche un piccolo puntino bianco venga macchiato di nero, di rosso o di qualunque altro colore. 

pregare per Parigi deve voler dire meditare su quello a cui l’umanità sta andando incontro. E rimbocchiamoci una buona volta le mani se ai nostri figli vogliamo dare modo di non tremare nel sonno.
Natalia Musto

4 thoughts on “L’eco di una tragedia.

  1. Cix79 ha detto:

    Con queste tragedie escono fuori soprattutto gli sciacalli mediatici e gli ignoranti!
    Io continuo a restare in silenzio!

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